IL "DISOBBEDIENTE" CHE SI PRESE CURA DI GESÙ - Terza parte

(Card. Ravasi, in Famiglia Cristiana, 19 marzo 2017)

C’è un particolare che risulta davvero intrigante: quando l’angelo comanda a Giuseppe di rifugiarsi in Egitto per sottrarsi alla minaccia di Erode, il testo evangelico annota che Giuseppe “destatosi, prese con sé il bambino e sua madre nella notte, e fuggì in Egitto”. Questa “notte” non è soltanto un’indicazione cronologica delle circostanze della fuga precipitosa, ma segnala la prontezza dell’obbedienza di Giuseppe, e assume lo spessore simbolico del tema della notte nei testi biblici. In questo senso Giuseppe emerge davvero come padre di Gesù, non nell’aspetto biologico, ma nel significato più profondo: il padre è infatti colui che custodisce, protegge, apre il cammino. Il genitore è la figura umana che illustra al meglio quello che significa il prendersi cura da parte di Dio della nostra fragilità. Ebbene, Giuseppe è il padre che non soltanto custodisce e provvede al bambino quando è giorno, quando tutto è facile, scontato e solare; egli lo prende con sé nella notte, quando le difficoltà sembrano avere il sopravvento, ed espandersi le tenebre del dubbio, dell’agguato e del terrore. Alla dolcezza della madre e alla debolezza del bambino, egli accompagna la fermezza della sua presenza e dedizione. Giuseppe sa muoversi anche nella notte, mentre tiene fermo il ricordo del giorno, quel giorno che egli ha conosciuto vivendo una vita nella giustizia, cioè in un atteggiamento orante e obbediente davanti a Dio. Giuseppe non ha giocato al ribasso, a tirarsi indietro, a puntare sulle proprie comodità e sicurezze, ma ha preso con sé il bambino e Maria, diventando così per loro come un simbolo concreto, visibile, di quel Padre buono, di quel Dio che ha cura di tutti, di cui Gesù parlerà nell’Evangelo.

Non è un detentore del potere

Nel Vangelo di Luca la maternità verginale di Maria è chiaramente indicata nel contesto dell’annunciazione alla Vergine di Nazaret e non si dice nulla a proposito dell’atteggiamento di Giuseppe di fronte all’avvenimento misterioso che lo coinvolge. Semplicemente, nel prosieguo del racconto, in occasione del viaggio a Betlemme durante il quale Gesù viene alla luce, si mostra come Giuseppe abbia preso con sé Maria, sua sposa, assumendo dunque il carico della situazione creatasi. I successivi racconti dell’infanzia vedono Giuseppe al fianco di Maria, sposo solidale con lei, strettamente unito a lei in tutta la vicenda, dalla nascita alla circoncisione del bambino, fino alla presentazione al santuario di Gerusalemme e al misterioso episodio dello smarrimento e ritrovamento di Gesù dodicenne fra i dottori del tempio. La presenza di Giuseppe a fianco di Maria suggerisce la realtà di una coppia realmente affiatata, tutta protesa alla costruzione di una famiglia al cui centro sta la ricerca della volontà di Dio e dell’obbedienza alla sua legge. Giuseppe è un vero capofamiglia, che non vuole essere il detentore del potere, ma aiutare i membri della famiglia a lui affidata a compiere la propria vocazione. Per questo Luca, che ben conosce l’origine trascendente del Figlio di Maria, non esita a designare per due volte Giuseppe come “padre di Gesù”.
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