IL "DISOBBEDIENTE" CHE SI PRESE CURA DI GESÙ - Quarta parte

(Card. Ravasi, in Famiglia Cristiana, 19 marzo 2017)

Gli ultimi fatti evangelici che vedono coinvolto Giuseppe sono quelli riguardanti lo smarrimento di Gesù al tempio e il ritorno alla “normalità” della vita di Nazaret. Il primo episodio è ambientato in un pellegrinaggio a Gerusalemme, per la Pasqua. Giuseppe è coinvolto in un’inaspettata crisi familiare allorché, con Maria, si rende conto che il ragazzo non è nella carovana che sta tornando in Galilea. È una crisi familiare che scoppia in tutta la sua gravità e che chiede di essere ricomposta, consentendo ai membri di uscirne più cresciuti, più maturi. Da una parte vi è l’adolescente Gesù, che si stacca dai suoi genitori, dall’altra costoro che non hanno ancora fatto i conti con tale distacco, pur essendo Maria e Giuseppe! L’Evangelista non dice che la cosa è stata semplice, né per Giuseppe né per Maria; per questo mostra i tre giorni della loro ricerca angosciata (il termine greco designa anche una pena infinita!), finché non ritrovano Gesù al tempio. In qualche modo Giuseppe, con la sposa Maria, prefigura la comunità dei discepoli che dovrà vivere i tre giorni del mistero pasquale, nell’attesa di una luce, di una parola che le dia speranza e superi la notte tremenda che si è abbattuta sul loro discepolato. Infine la narrazione lucana porta l’attenzione del lettore sugli anni segreti di Gesù a Nazaret, là dove vive nella sottomissione ai suoi genitori. Qui a Nazaret Gesù entra nell’età adulta e riceve un’educazione nella quale il contributo di Giuseppe deve essere stato senza dubbio molto rilevante. Anzitutto Giuseppe trasmette a Gesù le conoscenze del proprio mestiere, ma lo introduce pure nella conoscenza della Tôrah, perché nel giudaismo l’educazione religiosa dei figli maschi è eminentemente affidata alla figura paterna. Peraltro è il padre che celebra le principali feste religiose che hanno sempre un’importante componente familiare; sempre Giuseppe, come gli altri padri di famiglia, deve avere condotto Gesù in sinagoga ogni sabato, facendogli acquisire quell’abitudine tipica del giudeo osservante, così come annota il Vangelo di Luca. Sempre a Nazaret scompare la figura evangelica di Giuseppe, che infatti non appare più durante la vita pubblica di Gesù. Da ciò la tradizione deduce una morte di Giuseppe circondato dalla presenza dei suoi, in particolare della sposa Maria e di Gesù. Ed è per questo che egli diventa la figura spirituale del protettore del moribondo cristiano, che affronta il trapasso con tutti i conforti della fede. Testimonia tale attenzione alla figura di Giuseppe – e in particolare alla sua infermità e morte – uno scritto apocrifo cristiano del V secolo, noto come Storia di Giuseppe il falegname.
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